Una storia romì in tempi di virus
Nino Lisi
Ieri sera mi telefona un’amica romì. Abita con la sua “larga” famiglia, che comprende almeno tre generazioni, fuori Roma. Sono riuscite a pagare l’affitto (500 euro) e mi ha mandato per WhatsApp da vedere la ricevuta per informarmi che sono senza soldi: hanno pagato l’affitto, ma gli manca da mangiare.
Anche Cittadinanza e Minoranze è senza soldi: quelli che ci sono arrivati (e sono stati tanti, per la generosità di molte e di molti) li abbiamo già distribuiti tutti. Allora le do l’indirizzo di un luogo dove vengono raccolte le “spese sospese” di diversi supermercati affinché vada a rifornirsi di generi alimentari ed anche di pannolini e di omogeneizzati e latte, perché la terza generazione è rappresentata pure da una bambina di pochi mesi.
Ma è tardi, il luogo dove andare è a Roma nella zona di piazzale degli Eroi. Vi andranno dunque l’indomani, cioè stamattina alle 10.
Ad attendere la mia mica romì un’altra mia amica: una gagé. Ma mi telefona alle 10,30: “Si saranno perse? Io devo andar via, ma lascio tutto pronto. Ci saranno altre persone ad attenderla. Avvisala. Saranno lì ancora per due ore”.
Ci provo, ma la mia amica romì rifiuta la telefonata. Dopo un quarto d’ora mi fa uno squillo e la richiamo: le ha fermate la polizia che le ha fatte tornare indietro con la minaccia di multarle. Sono a casa. Ma se si sbrigano fanno ancora a tempo. Quindi ricompilano il modulo dell’autocertificazione e ripartono sperando che vada bene. Restiamo di intesa che se di nuovo la polizia la ferma mi chiama cercando di farmici parlare.
Passa mezz’ora e risuona il telefono: lei e chi l’accompagna sono vicine alla meta ma le hanno fermate di nuovo. Sono altri poliziotti, questi più comprensivi. Le lascerebbero andare ma se rifanno il modulo di autocertificazione. Giusto, è la regola. Lo rifanno ma ci mettono tempo. Finalmente partono.
Risuona il telefono: sono arrivate, ma il locale ormai è chiuso, le due ore sono passate da un pezzo. Bisognerà che ritornino domani, il locale sarà riaperto alle 18,30.
Dopo tanti chilometri percorsi inutilmente tornano a casa a mani vuote. Sempre però che vi arrivino, perché è rimasta pochissima benzina e non hanno soldi per il rifornimento. Non resta che incrociare le dita. Speriamo bene.