Il perimetro degli invisibili

Questo articolo è uscito su Dinamopress il 6 dicembre.

Rossella Marchini
È ora di riconoscere che nei confronti della popolazione Rom esiste una vera e propria “apartheid” e dobbiamo porre fine a questa vergogna. Un appello da firmare invita ad alzare forte la voce per comunicare la propria indignazione e porre fine a questa condizione

La città non li riconosce come cittadini e cittadine, abitanti al pari di tanti altri. Sono i poveri che vediamo dormire in strada, su cartoni e coperte. Sono molti, gli ultimi dati ne indicano 8mila. Poi ci sono i rom, perseguitati da pregiudizi ed eterne persecuzioni e soprattutto dall’abisso di un nuovo apartheid. Sono 6mila persone che vivono ai margini della città. La vergogna dei lager in cui vengono “ospitati” (La Barbuta, River, Castel Romano, Candoni, Villa Gordiani, Casal Lombroso e Salone) sembra non finire mai. Li chiamano villaggi attrezzati! Sono racchiusi all’interno di un perimetro recintato, lontani dal resto del tessuto urbano in ambienti degradati.

A questi campi si aggiungono decine di insediamenti informali. Baraccopoli dove le condizioni di vita sono impossibili. Tutte le amministrazioni che si sono succedute, da Rutelli in poi, hanno costruito ghetti destinati a una specifica etnia, marchiata dall’essere considerata culturalmente incapace di intraprendere percorsi di inclusione. Abbiamo assistito inermi e silenziosi alla costruzione di un abitare “etnico”. Abbiamo continuato a chiamarli nomadi quindi “di passaggio” e questo è servito a giustificare le strutture transitorie a loro riservate, sempre diverse rispetto al resto della cittadinanza.

Ma nomadi non sono affatto. Vivono in quei campi degradati per anni e anni. L’attribuzione di una diversità culturale è stata la scusa per emarginarli e chiuderli “al di fuori” della città.

La chiusura dei campi voluta dalla Giunta Raggi ha disseminato queste persone per la città dove vagano senza alcun riparo oppure li ha raccolti in centri dove le condizioni di vivibilità sono pessime. In quei pochi casi che hanno visto famiglie rom assegnatarie di una casa pubblica, abbiamo visto reazioni razziste da parte della popolazione. Possiamo usare la parola “apartheid” senza paura di essere smentiti. La usa nell’appello che ha pubblicato l’associazione “Cittadinanza e Minoranze” per denunciare le azioni discriminatorie nei confronti di una minoranza perseguitata da pregiudizi, alla quale viene impedito di vivere da cittadini quali essi sono. Diritti negati per razzismo. L’appello invita ad alzare forte la voce per comunicare la propria indignazione.
Liberiamo Roma dall’apartheid

Questo è un appello sotto il quale vorremmo raccogliere molte firme per dire basta alla vergogna contro Rom, Sinti e Caminanti e liberare le città da pregiudizi e eterne persecuzioni e soprattutto dall’abisso di un nuovo apartheid. “Apartheid” è una parola terribile: indica un sistema di esclusione e dominio codificato in leggi. Ma esiste un apartheid non scritto, perciò ancora più terribile. Perché si nega, non si vede. La Costituzione, le leggi, vietano il razzismo, perciò ci indigniamo giustamente per i rigurgiti di antisemitismo, o quando il diritto di asilo viene ignorato. Ma chi si indigna, nei media, tra gli intellettuali, nella politica, se si pratica un ferreo apartheid nei confronti di Rom, Sinti e Caminanti? E quante calunnie, quanti pregiudizi, azioni discriminatorie, sottrazioni di bambini alle loro famiglie saranno necessari perché ci si renda conto che nel nostro paese c’è una minoranza sistematicamente discriminata e perseguitata? Che per andare a scuola i bambini faticano il doppio degli altri?

Ma chi li vede come scolari? Chi li ascolta? E chi sa quanti bambini rom e sinti che pure sono inseriti a scuola e vogliono frequentare si trovano senza libri e materiale scolastico perché i genitori spesso non hanno neanche i soldi per garantire il mangiare? Pier Paolo Pasolini ha scritto: “Noi intellettuali tendiamo sempre a identificare la ‘cultura’ con la nostra cultura: quindi la morale con la nostra morale e l’ideologia con la nostra ideologia. Questo significa che esprimiamo un certo insopprimibile razzismo verso coloro che vivono, appunto, un’altra cultura”. E la senatrice Liliana Segre: “L’indifferenza è più colpevole della violenza stessa. È l’apatia morale di chi si volta dall’altra parte: succede anche oggi verso il razzismo e altri orrori del mondo”. Ecco perché vorremmo che firmassero tutti coloro che intendono impegnarsi per riscattare Roma e tutti i suoi abitanti. Per renderla una città migliore.

CITTADINANZA E MINORANZE – www.cittadinanzaeminoranze.it

PER FIRMARE: annapizzo2014@gmail.com

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