Dall’emergenza al collasso. I dati del 2017

Venerdì 6 aprile l’Associazione 21 luglio ha tenuto la sua consueta relazione annuale sulla condizione di rom e sinti in emergenza abitativa in Italia. Per conoscere tutti i dati del 2017 si può consultare il sito dell’associazione, noi che abbiamo preso parte alla presentazione, riferiamo quelli che più ci hanno colpito. A cominciare dal precipizio in cui sono caduti i bambini e in generale i minori in età scolare a Roma: la 21 luglio parla di un meno 48 per cento rispetto al 2016 degli iscritti nelle scuole romane. Un disastro culturale, ma anche sociale causato solo in parte da un leggero incremento di rom e sinti che hanno deciso di abbandonare la capitale e imputabile, invece, in gran parte alla mancanza di qualsiasi alternativa dopo le orribili vicende di mafia capitale. Il Mondo di mezzo di Buzzi e Carminati ha fatto chiudere i rubinetti del diritto all’istruzione nella città che ha il numero di bambini e ragazzi rom e sinti più elevato d’Italia.
Ma c’è un secondo dato che fa saltare sulla sedia soprattutto chi, come noi dell’associazione Cittadinanza e Minoranze, ha a lungo lottato per ottenere una soluzione ragionevole. Stiamo parlando del Camping River, che i nostri lettori forse ricordano dal momento che in quell’insediamento passato, nel giro di qualche giorno, da formale a informale, abbiamo tenuto una assemblea molti mesi fa denunciando ciò che poi, inevitabilmente è accaduto. Il venir meno del comune come ente di sostegno del campo ne ha infatti decretato la illegalità formale e il tracollo della vivibilità. Tagliata acqua e luce, senza più controlli e sostegni di alcun tipo, Camping River ha ora raddoppiato il numero di persone che vi soggiornano in condizioni al limite.
Risultato, anche questo, del combinato disposto di indifferenza e esasperato pugno di ferro decretato dalle istituzioni comunali come dimostra il numero degli sgomberi salito, dal 2016 al 2017 da 28 a 33 per un totale ormai di ben 7000 persone rom e sinte senza un tetto a Roma. Il bilancio generale è il seguente: nell’anno appena trascorso erano 17 gli insediamenti formali per 4419 abitanti e 300 i micro insediamenti per un totale di 1620 rom.
Questo il quadro a fosche tinte cui occorre aggiungere quel che la 21 luglio ha affermato riguardo al piano di chiusura dei campi previsto dalla sindaca Raggi: entro il 2020 non ne verrà chiuso nessuno e forse solo la Barbuta vedrà nel 2021 la fine. Ma come e ancora un punto interrogativo.
Se Roma ha la maglia nera nel resto d’Italia le cose non vanno molto meglio: sono 26 mila i rom e sinti in emergenza abitativa 16.400 di loro vivono in insediamenti formali e 9600 in campi informali mentre il numero degli sgomberi (per la maggior parte illegali, cioè compiuti senza rispettare le regole europee) è stato di 236.
A Tommaso Vitale, ricercatore attento della galassia rom, il compito di andare oltre i numeri e cercare di capire, in vista della scadenza con verifica al 2020, se la Strategia nazionale di inclusione di rom, sinti e caminanti abbia funzionato. Quella italiana, ha detto Vitale, è ben scritta, molto aulica ma assai poco vincolante, incapace di definire priorità e scelte precise. Risultato: ogni regione ha fatto quel che ha voluto e, in buona sostanza, tutti hanno continuato a fare quel che hanno (e soprattutto non hanno) fatto sino ad ora.
Più che un bilancio, il rapporto e le voci di esperti che ce lo hanno raccontato rivela una situazione al collasso, senza idee né volontà politica. Insomma, come ha detto il senatore Manconi in conclusione, una sostanziale cancellazione di migliaia di persone. (A. P.)

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