La protesta delle maestre

La lettera delle maestre dei bambini rom di Camping River
“Da tempo lavoriamo, con impegno e dedizione, al processo di scolarizzazione, integrazione e socializzazione dei nostri alunni che vivono nel campo. Si tratta di un lavoro complesso, pieno di difficoltà ed ostacoli, segnato anche da battute di arresto e fallimenti (ma quale docente non incontra tali problemi sul suo cammino?) ma, ne siamo molto contenti, anche da diversi successi formativi e culturali” – scrivono le maestre sottolineando come diversi alunni del loro istituto, residenti nel campo, nel corso degli anni abbiano proseguito con successo gli studi, ben oltre la scuola dell’obbligo, giungendo in alcuni casi perfino alla laurea.
“I successi di cui andiamo ‘orgogliosi’, inoltre, non sono esclusivamente legati ai risultati scolastici dei ragazzi ma al faticoso processo di inclusione che spesso riusciamo ad offrire loro” – sottolineano nella lettera spiegando come nelle scuole del quartiere, negli anni, siano passate intere famiglie di alunni residenti al campo River, “contenti di come sono stati accolti e seguiti durante tutto il percorso scolastico, grazie anche alle iniziative di lotta contro la dispersione scolastica che lo stesso Miur ha finanziato”.
“Sgombero rischia di vanificare lavoro di anni”
“Tutto questo lungo lavoro, che ha richiesto impegno, costanza, capacità di mettersi in gioco e di superare le, pur sempre presenti, difficoltà comunicative legate a differenze culturali evidenti, rischia di essere vanificato dallo sgombero, senza alternative credibili, che le famiglie dei nostri alunni stanno subendo in queste settimane” – hanno scritto le maestre evidenziando come già durante l’anno scolastico appena concluso, abbiano constatato come la situazione di allarme e precarietà crescente che si viveva nel campo destinato alla chiusura, abbia allontanato molti ragazzi dalla scuola “vanificando il faticoso lavoro, loro e nostro, degli anni precedenti”.
“Lo sgombero definitivo del campo, senza che moltissime famiglie abbiano potuto trovare soluzioni alternative in una zona dove, peraltro, risiedono da anni, – ne sono certe le docenti – allontanerà definitivamente questi ragazzi dalla scuola, ricacciandoli nell’invisibilità e nell’ignoranza. Non spetta a noi trovare soluzioni amministrative relative ai dettagli legali della vicenda, ma siamo convinti che spetti a noi – scrivono ancora – segnalare i rischi e la dispersione di esperienze, impegno ed energia, che la situazione attuale sta determinando. Come educatori – hanno concluso da Castlseprio – abbiamo il dovere di difendere il diritto all’istruzione di tutti i nostri ragazzi, perché, come scriveva Don Milani: ‘Se si perdono i ragazzi più difficili, la scuola non è più scuola. E’ un ospedale che cura i sani e respinge i malati’.”
Docenti ed ex docenti firmatari: Valentina Bellini, Carmen Brancatelli, Patrizia Casagrande, Ileana Conte, Alice Croce, Valentina D’Amico, Flavia D’Angeli, Giulia David, Lina De Salvo, Piera Diaco, Tatiana Di Dio, Clementina Fontanella, Daniela Gizzi, Isabella Macarini, Chiara Monti, Michela Orazi, Giuseppina Pandini, Manuela Pattarini, Annalisa Penzo, Ornella Piani, Patrizia Pierini, Antonietta Raimo, Roberta Rossi, Andrea Santilli, Veronica Pulvirenti, Daniela Severino, Pompea Tretola, Carmelina Urso, Emanuela Viggiano, Rachele Vittoria.

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