Femminismo e migrazioni. Manifestazione domani a Roma

In occasione della manifestazione femminista che si svolgerà domani a partire dalle 14 (da piazza della Repubblica) e dell’assemblea nazionale che si riunirà il giorno dopo, il 25 dalle 10 alle 16 nel liceo scientifico Nomentano in via della Bufalotta 229, riportiamo la sintesi del gruppo di lavoro su femminismi e migrazioni che si tenne a Roma in occasione dell’assemblea nazionale del 22 e 23 aprile scorso.

Principi:

Ci opponiamo al regime dei confini, critichiamo il sistema istituzionale d’accoglienza, rivendichiamo libertà di movimento e di soggiorno incondizionata in Europa. Ripudiamo la logica emergenziale applicata alle migrazioni; rigettiamo l’invisibilizzazione delle migranti in nome del decoro urbano e la militarizzazione delle vite di tutte e tutti. Rifiutiamo la vittimizzazione delle donne migranti. Diciamo no al lavoro gratuito per “meritarsi” il diritto di restare e a ogni forma di sfruttamento. Ci opponiamo alle espulsioni, alla detenzione, al ricatto del permesso di soggiorno; no alla selezione delle soggettività indecorose.

Rivendichiamo e risignifichiamo politicamente il diritto d’asilo per le donne che si sottraggono a ogni forma di violenza fisica, psicologica ed economica sia nei paesi di origine che di transito. Riportiamo il discorso sulla tratta all’interno di quello sulle forme della violenza strutturale e sistemica contro le donne. Imponiamo una prospettiva femminista nell’approccio alla questione della tratta che rifiuta il predominante discorso repressivo e rifiuta di condizionare la tutela delle donne alla narrazione di sé come vittime.

Partiamo dalle nostre vite, consapevoli delle differenze di posizionamento che attraversano ognuna di noi secondo le categorie di genere, razza, classe, orientamento sessuale, identità di genere e abilità. Combattiamo ogni forma di sessismo nei suoi intrecci con gli altri sistemi di dominio quali il razzismo, il capitalismo e la violenza patriarcale e di stato: ci opponiamo non solo al razzismo istituzionale, ma alle forme di razzismo diffuso che strutturano la società, preesistono ai movimenti migratori e dalle quali nessuna può dirsi immune. A fronte della retorica sull’integrazione che pone un binarismo gerarchico tra “noi” e “loro”, pratichiamo alleanze tra forme diverse di oppressione come abbiamo fatto per lo sciopero globale dell’otto marzo.

Obiettivi:

Abolizione dei decreti Minniti- Orlando e delle leggi italiane ed europee che limitano e governano mobilità delle migranti, inclusi il migration compact e gli accordi internazionali di esternalizzazione delle frontiere
Abolizione del sistema della detenzione amministrativa anche tramite l’abrogazione del cosiddetto “reato di clandestinità”. Chiusura di tutti i CIE (rinominati dal nuovo decreto CPR) in quanto strutture di detenzione che limitano la libertà di movimento di tutte e tutti e che invisibilizzano e opprimono le soggettività non conformi (come le persone trans), sottoposte alla discrezionalità dei direttori delle strutture detentive, e spesso private delle cure ormonali e sottoposte a condizioni di prigionia che violano la loro dignità.
Permesso europeo incondizionato e illimitato slegato dal lavoro e svincolato da padri e mariti
Reddito di autodeterminazione slegato dalla cittadinanza e dalle condizioni di soggiorno (dialogo con tavolo lavoro)
Salario minimo europeo contro la segregazione lavorativa delle donne e la discriminazione salariale e sessuale fuori e dentro i luoghi di lavoro
Riconoscimento della casa, della residenza e del domicilio di fatto
Accesso incondizionato alla salute e al welfare
Diritto all’autodeterminazione sessuale e riproduttiva per le donne migranti (dialogo con tavolo salute)
Riconoscimento dei titoli di studio e delle qualifiche professionali ottenuti nei paesi di provenienza
Cittadinanza e ius soli per le seconde generazioni e per chi vive sul territorio
Procedure semplificate, accelerate e requisiti ridotti (reddito, residenza) per l’ottenimento della cittadinanza per le donne migranti
Diritto al ricongiungimento con i figli presenti sul territorio
Presenza garantita dei sevizi di mediazione culturale e di traduzione in tutti i presidi sanitari, nei servizi sociali e nei rapporti con la pubblica amministrazione.
Messa in discussione e rielaborazione critica della scelta politica di distinguere nettamente il piano nazionale antiviolenza e il piano nazionale antitratta.
Garantire l’effettivo accesso e il riconoscimento della protezione internazionale per le donne che si sottraggono a ogni forma di violenza anche economica.
Riconoscere esplicitamente le donne e le soggettività non conformi come specifico “gruppo sociale” ai fini della legislazione sulla protezione internazionale
Praticare un approccio femminista nei percorsi dedicati sia alle vittime di tratta che alle richiedenti asilo con l’obbiettivo che l’utenza diventi agente delle strategie di fuoriuscita dalla violenza
Ridefinire gli strumenti di contrasto alla tratta, incluse le linee guida UNHCR per l’identificazione delle vittime, non in relazione alla coercizione o meno della volontà delle donne bensì sulla base della violenza dello sfruttamento
Svincolare il p.d.s. per protezione sociale (art. 18 TUIMM) dal percorso giudiziario
Allargare la tutela del p.d.s per le donne che subiscono qualunque forma di violenza (art. 18 bis TUIMM), anche episodica e sul posto di lavoro, svincolandolo dal percorso giudiziario/penale, e garantendone l’accesso effettivo alle donne prive di documenti sul territorio
Svincolare il p.d.s. per sfruttamento lavorativo (art. 22 TUIMM) dal percorso giudiziario/penale
Favorire i percorsi di fuoriuscita dalla violenza e dallo sfruttamento garantendo reddito di autodeterminazione, diritti e servizi
Messa in discussione dei canoni dell’italianità e della “bianchezza” rileggendo, a partire dal genere, la storia coloniale italiana ed europea e mettendo in luce i rapporti tra razzializzazione, sessismo e sfruttamento.
Riscrivere, in quest’ottica, i programmi e i testi scolastici di ogni ordine e grado, sottolineando il ruolo della violenza sui corpi delle donne nei processi storici di colonizzazione
Scardinare la strumentalizzazione politica dei corpi delle donne a fini razzisti e securitari
Liberare gli spazi urbani dai processi di ghettizzazione coatta e di gentrificazione costruendo spazi politici condivisi e femministi.
Pratiche:

Co-formazione/autoformazione sui decreti Minniti/Orlando, sulle loro conseguenze sui corpi delle donne e per il tema asilo-tratta, a partire dalle pratiche delle realtà che partecipano a Non Una Di Meno, anche al fine di individuare pratiche di resistenza e disobbedienza.
Autoformazione critica sulle linee guida UNHCR per l’identificazione delle vittime di tratta.
Proposta di giornata di mobilitazione delle donne migranti e di tutte le donne sulla condizione politica specifica delle migranti, da pensarsi sul lungo periodo e coordinando sul piano nazionale il lavoro territoriale; la mobilitazione avrà tra gli obbiettivi l’abolizione dei decreti Minniti- Orlando e delle leggi italiane ed europee che limitano e governano mobilità delle migranti.
Proponiamo un approccio trasversale, che non settorializzi la questione migrante e affronti le rivendicazioni nel quadro globale della critica al regime dei confini e nel contesto delle lotte migranti esistenti.
A partire da strumenti linguistici e di lotta volti a favorire la partecipazione delle donne migranti progettiamo di spazi politici condivisi e femministi.
Continuiamo la discussione su razzismo e intersezionalità interrogandoci sul nostro posizionamento per decostruire il razzismo interiorizzato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *