Miserie culturali

Dijana Pavlovic*

La situazione di noi, Rom e Sinti, in Italia non è facile. Nell’immaginario collettivo siamo il capro espiatorio di paure ancestrali e di sistematiche campagne d’odio e di criminalizzazione che hanno portato cittadini normali e perbene a considerarci un oggetto estraneo, da evitare e da mettere ai margini della società. Tutto questo rende la nostra vita più difficile, difficoltà che va dal fatto che molto difficilmente qualcuno dà un lavoro o una casa a uno “zingaro” il cui indirizzo sia un “campo nomadi” al fatto che in Italia, nonostante la Costituzione (art.3 e 6) e la Convenzione-quadro sulle minoranze nazionali del Consiglio d’Europa (art.5 e relativa specificazione del Comitato degli esperti a proposito della minoranza di rom e sinti), non siamo riconosciuti come minoranza storico-linguistica e questo porta con sé non essere rispettati e non veder tutelata la nostra, lingua e la nostra identità culturale, riconoscimento necessario per essere inseriti nella società come una sua componente portatrice di un proprio contributo alla vita sociale e culturale collettiva.

In questi ultimi anni molti di noi, partendo dalla consapevolezza di una marginalità che ci cancella, hanno cominciato a organizzarsi in associazioni, federazioni, abbiamo promosso un lavoro comune, ci siamo
confrontati con chi la pensava come noi e anche con chi la pensa in modo diverso, abbiamo avuto e abbiamo il sostegno di molte associazioni, di personalità del mondo culturale e politico, abbiamo anche conosciuto e conosciamo l’ostilità di altre associazioni e di altre personalità del mondo culturale e politico.

Un passo avanti è stato costituito dall’approvazione, nel 2012, della Strategia nazionale per l’inclusione di rom, sinti e caminanti che prevedeva la partecipazione della comunità rom e sinta a un processo di inclusione di cui si segnavano gli assi principali: lavoro, casa, scuola e salute. Dopo 6 anni, siamo ancora molto lontani dalla sua applicazione.
Tuttavia, in questo ultimo periodo sono successi fatti nuovi: è stato costituita la Piattaforma rom sinti e caminanti a cui, per chiamata pubblica, hanno aderito associazioni rom e sinte e associazioni non rom ma attive sul campo. La Piattaforma, promossa dalla commissione europea, è uno strumento operativo di dialogo tra l’UNAR, le associazioni rom e sinte, le associazioni di settore e le amministrazioni pubbliche per realizzare gli obiettivi dei quattro assi della Strategia anche con la costituzione di
tavoli ministeriali. All’interno della Piattaforma è stato costituito il Forum delle rappresentanze rom, sinte caminanti con l’obiettivo di svolgere azioni positive sulla questione dell’identità culturale di rom e sinti e di contrasto all’antiziganismo. Al Forum hanno aderito le associazioni rom e sinte che rispondevano ai requisiti della chiamata (essere associazioni a maggioranza rom e sinte con comprovata attività nella promozione dell’inclusione sociale).

Questa premessa per porre questioni che crediamo decisive perché tutto questo produca un effetto positivo a vantaggio di tutta la comunità.

La Strategia nazionale scade nel 2020, c’è quindi poco tempo per realizzare le azioni previste per favorire l’inclusione delle nostre comunità e contrastare l’antiziganismo. Per questa ragione noi abbiamo assolutamente bisogno che l’azione dell’UNAR sia sostenuta e sappiamo cosa questo possa significare per un organismo governativo in quadro politico come l’attuale. In questo sostegno all’azione dell’UNAR, alla crescita della partecipazione delle nostre comunità, possono svolgere un ruolo molto importante le
associazioni non rom che fanno parte della Piattaforma. Con molte di loro svolgiamo una collaborazione importante sul territorio e questo è cruciale non solo per i risultati che si possono ottenere insieme ma anche per il significato sulla rottura dell’isolamento e sul piano politico che questa
collaborazione può produrre. E su questo terreno intendiamo promuovere e sviluppare occasioni di incontro e di confronto e di azioni comuni.

Viceversa non capiamo chi, con ostinazione, si ostina a parlare di “de-etnicizzazione”, a negare la nostra identità affermando che non abbiamo una cultura e quindi un’identità perché le nostre comunità hanno troppi nomi per rappresentare un unico popolo, a dire che insistiamo ad affermare un’identità e una cultura, mentre se ci accontentassimo di dichiararci solo dei miserabili e non dei rom discriminati avremmo risolto il problema dei campi ghetto, infine che non abbiamo rappresentanze riconosciute e quindi
non possiamo parlare a nome del nostro popolo, attaccando anche personalmente chi tra noi si espone pubblicamente.

Chi pratica questo atteggiamento, nei fatti, vuole delegittimare tutto quello che con fatica e tra molti ostacoli – e difficoltà anche nostre – abbiamo fatto in questi anni, in nome di questa “de etnicizzazione” e affermando che non abbiamo una rappresentanza delegittima lo stesso Forum e la Strategia nazionale che, è bene ricordare, è stata realizzata con un lungo confronto con le associazioni della comunità rom e sinta e che ne prevede il coinvolgimento nella sua applicazione.

Ci si può dire che possiamo farlo meglio, e lo accettiamo, ma non ci si può dire che non rappresentiamo il nostro popolo perché a oggi è quello che il nostro popolo si è dato in rispetto di quello che prevede la stessa Costituzione che regola la comunità generale di questo Paese. La Costituzione prevede che i cittadini si organizzino in forme di rappresentanza intermedie tra il potere legislativo e il popolo, come i partiti, i sindacati e le associazioni. Queste forme di rappresentanza di interessi di parte sono vitali e importanti perché agiscono nello spirito costituzionale di tutelare il più debole e sono fondamentali per la stessa struttura democratica di un Paese, perché senza di esse non c’è nulla tra
il potere legislativo, esecutivo e il popolo. Queste forme di rappresentanza, che devono essere costituite su basi e regole democratiche, sono quindi rappresentative di determinati soggetti e interessi e sono riconosciute come tali.

Nel caso della comunità rom e sinta bisogna che costoro tengano anche conto che non esiste una regola universale per rappresentare una società, ma ogni società ha le proprie legate a storia, cultura, struttura sociale, e nel caso di rom e sinti, chi volesse affrontare questo tema dovrebbe partire
dalla costituzione sociale della comunità rom e sinta, rimasta fondamentalmente inalterata nel corso del tempo con caratteristiche proprie che un progetto di rappresentanza deve riconoscere per essere efficace. Quindi chi dice, questo è il modello di democrazia, fa solo un’azione da colonialista arrogante, mentre occorre invece un’azione comune e condivisa per trovare forme e modi per armonizzare culture diverse per farle convivere. (Questo ovviamente a prescindere dalla ovvietà che chi vive in un determinato Paese deve rispettare e applicare le leggi vigenti).

Quindi venendo alle associazioni rom e sinte, queste hanno il ruolo decisivo di rappresentanza della comunità e sono rappresentative in quanto ne sono l’espressione organizzata e perciò portatrice del suo punto di vista che altrimenti non avrebbe voce. Facendo un paragone, “si parva licet componere magnis” (i rom tra le tante lingue sanno anche il latino!), volutamente esagerato, dire che le associazioni rom e sinte non rappresentano la comunità rom e sinta sarebbe come dire che i sindacati quando si siedono al tavolo del governo per fare un accordo non rappresentano nessuno. Ciò che dà loro diritto a sedersi a quel tavolo e fare accordi validi “erga omnes”, cioè per tutti i lavoratori, è la loro rappresentatività. Lo stesso titolo che abbiamo noi di sederci al tavolo dell’UNAR, della Piattaforma, del Forum, e nelle sedi istituzionali a tutti i livelli in rappresentanza della comunità rom e sinta perché di essa siamo
rappresentativi.

*A nome delle associazioni: AssociazioneUpre Roma, Federazione FederArteRom, Associazione Nazionale
Them Romanò, Associazione Accademia Europea d’Arte Romanì, Associazione Museo del Viaggio Fabrizio De Andrè, cooperativa Romano Drom, Associazione Sinti di Prato, Associazione Stay Human, Associazione Romni Onlus, Associazione ROWNI – Roma, Associazione Roma Network Italy, Associazione Futurom, Associazione Amici di Zefferino, Federazione Rom e Sinti Insieme, Associazione Sucar Drom, Associazione Roma Onlus, Associazione Sinti Italiani Vicenza, Associazione Rom in progress, Associazione Radio Cora*

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