Casa dolce casa

Questa la notizia ripresa ieri da giornali e TV. Noi preferiamo offrirvi quella diffusa dalla newsletter, molto ben fatta e aggiornata, Cronache di ordinario razzismo:
La storia si ripete. Identica. Questa volta con meno clamore rispetto alle altre. Forse con meno presidi di estremisti di destra e meno stampa al seguito. Dopo Torre Maura (ne abbiamo parlato qui) e Casal Bruciato (ne abbiamo parlato qui), ecco che il razzismo arriva a Torre Gaia.

Questa mattina, intorno alla 9.30, una famiglia di origine rom, una signora 70enne e i suoi tre figli (ovviamente per molta stampa si tratta banalmente di “nomadi”), si è recata, insieme a un funzionario dell’Ater, in via Santa Rita da Cascia 30 (in zona Torre Gaia) per prendere possesso dell’alloggio di cui era legittima assegnataria. Un gruppo di abitanti del quartiere (proprio quelli che avrebbero dovuto essere i loro vicini di casa!), formato da 5-6 persone, fra le quali anche alcune donne, si è presentato alla porta dell’appartamento, mentre era ancora in corso il disbrigo della pratica di assegnazione, ed ha cominciato a urlare e minacciare la famiglia: “Uscite da questa casa altrimenti ci saranno conseguenze”, “Ve ne dovete andare”.

Il funzionario Ater ha chiamato, quindi, i carabinieri, che sono arrivati però quando il gruppo di aggressori si era già dileguato e la famiglia rom aveva già deciso di rinunciare all’assegnazione dell’alloggio popolare. Così, la donna, intimorita e preoccupata per la sua incolumità e quella dei suoi figli, ha sporto denuncia contro ignoti presso i carabinieri della Stazione di Tor Bella Monaca, che adesso indagano sulla vicenda.

Evidentemente, la violenza delle parole usate da questi abitanti di Torre Gaia, la veemenza con la quale si sono presentati, oltre che la loro paventata convinzione di rivendicare “il giusto”, è stata più forte e ha vinto. E’ avvilente che i diritti delle persone possano essere messi in discussione e scardinati da un gruppo di privati cittadini che pensa di poter regolare “gli affari” come se vivessero nel far west. Peccato che la reazione istituzionale sia stata ancora una volta debole e senza efficacia.
Da aggiungere, forse, ci sono solo, al momento, le parole di Anna Harendt, a suo tempo diferite all’olocausto, sulla banalità del male che, tra i suoi effettu perversi, produce anche assuefazione. E, come tutte le assuefazioni, ha bisogno di dosi sempre maggiori. In questo caso, di razzismo.
Questa volta, infatti, diversamente dalle precedenti aggressioni a inquilini Ater legalmente assegnatari, “colpevoli” di essere rom non c’è stata la presenza “consolatoria” della sindaca Raggi.

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